immagine immagine immagine

Piazza Papa Giovanni XXIII, 2
CENTRALINO 0934 511200 FAX 0934 571588
per inviare e-mail al protocollo utilizzare:

protocollo@pec.comune.san-cataldo.cl.it

(SI ACCETTANO SOLO PEC)

Ci scusiamo per i disservizi che potranno verificarsi nei prossimi giorni.

Sono in atto operazioni di aggiornamento sui servizi del portale.



facebook

Archeologia

 

Vassallaggi è un sito archeologico della provincia di Caltanissetta, posto sull’omonima altura in territorio di San Cataldo, lungo la Strada Statale 122 verso Serradifalco.

Come raggiungere il sito: Da Palermo, Catania, Agrigento - Autostrada A19 Palermo-Catania, uscita svincolo per Caltanissetta; da Caltanissetta, Strada Provinciale 29 per San Cataldo; Strada Statale 122 per Serradifalco; imbocco Strada Provinciale 33 in località Pozzillo, tra San Cataldo e Serradifalco. L'Euro Park si trova a meno di 2km in località Roccella a seguire vi è la zona archeologica.


Visualizzazione ingrandita della mappa
 


 

Il sito, conosciuto già dal XIX secolo, solo a partire dal 1905 venne fatto oggetto di campagne di scavi, che fino agli anni sessanta hanno dato brillanti risultati con il rinvenimento di considerevoli tracce di presenza umana a partire dall’Età del bronzo fino ai primi secoli della cristianità. Resti di mura, case, tracciati urbani, tombe e luoghi di culto rimangono a testimonianza di un fiorente passato e numerosissimi manufatti, alcuni dei quali perfettamente conservati, oggi sono esposti in diversi musei della Sicilia.

 

 

 


 

 

 

Notizie storiche
I più antichi abitanti di Vassallaggi, furono presumibilmente i Sicani della primissima Età del bronzo, presenza testimoniata da ceramiche rosse dipinte con motivi geometrici del II millennio a.C. Tombe a forno tipiche di quelle popolazioni sono state rinvenute nelle vicinanze.

Per tutta la tarda età del bronzo queste colline vennero quasi del tutto abbandonate, per poi essere abitate nuovamente durante l’Età del ferro fino alla colonizzazione ellenica a partire dal V secolo a.C., periodo che vide il villaggio fortificarsi e svilupparsi nell’orbita dell’antica Akragas (Agrigento). A questo periodo vengono attribuiti i rinvenimenti più importanti nella ricca necropoli, sia per quantità che per stato di conservazione: sarcofagi in ceramica uno dei quali in perfetto stato di conservazione, vasi di fabbricazione locale, corredi di vasi provenienti da altre zone elleniche; coltelli, lance, strigli in bronzo, monete. È di questo periodo la costruzione di un tempio per il culto di divinità femminili.

La mancanza di prove concrete, iscrizioni e monete coniate sul luogo, rende difficile l’attribuzione di un nome certo a quella che appare come una prospera città. Si ipotizza possa essere Motyon, primo centro fortificato della zona dell’agrigentino. La città venne quasi inspiegabilmente abbandonata intorno al 320 a.C. Non vi sono infatti, tracce di oggetti posteriori a questa data.

Dell’età romana restano tracce di piccoli nuclei abitati sparsi a valle, nei territori circostanti, soprattutto lungo i nodi viari in direzione di Agrigento. Nel sito di Vassallaggi sono state inoltre rinvenute resti di tombe cristiane, datate al V secolo d.C, ricavate nelle grotte preistoriche circostanti.

 

Il percorso, è raggiungibile da S. Cataldo (Sicilia-CL), tramite la SS n° 122. Esattamente al Km 4 si imbocca una strada interpoderale in terra battuta che conduce al sito dopo alcune centinaia di metri. In alternativa: stessa SS, si svolta a destra all'altezza dell'abbeveratoio di contrada "Pozzillo", SP n° 33 in direzione "Borgata Palo", indi al primo bivio a sinistra (direzione Serradifalco), e, percorse poche decine di metri, ancora a sinistra imboccando una strada interpoderale si raggiungeil rilievo più elevato di c/da Vassallaggi, punto di partenza del percorso.

Il sentiero si divide in tre tronconi che hanno inizio dall'area archeologica recintata, presidiata e visitabile, per raggiungere i luoghi più importanti della zona. Tutti e tre gli itinerari sono degni di esplorazione anche solo allontanandosi leggermente dai segnavia riportati sulle rocce o sui tronchi degli alberi. L'inizio delle tre alternative del percorso è evidenziato da segnaletica in metallo verniciato mentre lungo le stesse, il segnavia è rappresentato da cerchi di diverso colore.

 

1° tronco-segnavia rosso

Inizia a destra dell'ingresso all'area sacra che viene aggirata lasciandosela a sinistra, quindi si supera un piccolo manufatto dell'Ente Acquedotti per proseguire lungo il crinale verso Sud-Est. Si svolta repentinamente a destra (5 min) lungo il confine tra due appezzamenti coltivati portandosi su una costa calcarea esposta sempre a mezzogiorno che si percorre fino a raggiungere una necropoli ricca di tombe a fossa (30-40 min). Questa parte del sentiero percorre la prima e seconda collina del sito archeologico di Vassallaggi sui cui pianori si sviluppava gran parte della città antica. Di quest'ultima non è visibile quasi nulla perché interrata subito dopo l'escavazione: rimangono comunque numerose le tracce di grotte destinate ad abitazioni, cisterne, tombe di vario tipo (a ridosso del manufatto dell'EAS).

2° tronco-segnavia giallo

Sempre partendo dal piazzale antistante l'area sacra, ma lasciandosela questa volta a destra, s'inizia il percorso attraverso la quarta e quinta collina, degradanti verso Nord, che conduce a vaste necropoli con tombe a fossa e a grotticella (60 min). Lungo il percorso sono visibili ancora cisterne, basi di capanne preistoriche, un santuario rupestre.

Altro interesse prevalente di questo troncone è quello botanico, rilevabile più che altro lungo il versante orientale delle due colline, intensamente coperto da una fitta vegetazione composta principalmente da essenze mediterranee.

 

3° tronco-segnavia azzurro

Tale parte del sentiero prende l'avvio dalla strada vicinale, in prossimità di un gruppo di case rurali. Essa conduce sulla terza collina, direzione Sud-Ovest, dove era ubicata la cittadella fortificata. Il tempo di percorrenza è sui 45 min. mentre alcuni elementi archeologici sono comuni agli altri due percorsi (cisterne, grotte, basi di costruzioni). Peculiare di questa zona è invece la cinta muraria che in alcuni punti compare in tutta la sua imponenza mentre in altri è ancora coperta dalla terra o sovrastata da alcune costruzioni moderne. I grandi blocchi di calcare fanno ipotizzare una cortina muraria che in alcuni punti raggiungeva lo spessore di tre metri.

 

Periodo consigliato

I periodi più adatti per l'escursione completa sono le stagioni intermedie mentre la visita dell'area sacra non pone alcun limite.

 

Difficoltà

Nessuna, se si eccettuano le comuni asperità di un terreno roccioso. I dislivelli altimetrici sono modesti poiché i percorsi si sviluppano tutti in quota la quale si aggira sui 700 mslm.

Interesse

Il campo di interesse del percorso è molto vasto. Tenuto conto che la quota altimetrica è piuttosto elevata, si ha una visibilità notevole, potendo spaziare, con la vista, su larga parte dell'entroterra siciliano. Certa importanza assume anche l'interesse faunistico data la presenza massiccia del coniglio selvatico, dell'istrice, di numerose colonie di uccelli che trovano riparo nella rigogliosa vegetazione a ridosso dei crinali calcarei.

Importanti sotto l'aspetto geologico sono le creste calcaree sulle quali si sviluppa il sito.

 

LE ATTRATTIVE ARCHEOLOGICHE

La situazione pre-ellenica in Sicilia

Risulta molto difficile ricostruire un quadro delle genti stanziate nella Sicilia centro-meridionale prima dell'arrivo a Gela dei coloni rodio-cretesi. Testimonianze letterarie, seppur alquanto vaghe, narrano del passaggio in Sicilia dei Siculi, della loro vittoria sui Sicani che sarebbero stati costretti ad abbandonare le loro sedi della zona orientale dell'isola e a restringersi nell'aria meridionale ed occidentale; si precisa che nella seconda metà del V° secolo a.C. i Siculi erano stanziati nelle zone centrali e Nord-orientali della Sicilia. L'insediarsi dei Siculi provocò quasi certamente dei turbamenti nell'assetto delle genti indigene stanziate nella Sicilia orientale; è probabile cioè che la siculizzazione non sia stato altro che la conseguenza di spostamenti di genti sicule dalle zone orientali verso l'area centrale, il che avrebbe provocato il progressivo restringimento della Sicania a quella interna compresa fra il Salso (Himera) e il Platani (Halykos), cioè i territori di Sant'Angelo Muxaro, Polizzello, Monte Saraceno, Raffe e Vassallaggi.

L'ellenizzazione

La storia di Vassallaggi è indubbiamente paradigmatica: essa è la storia di innumerevoli piccoli centri disseminati nell'interno che dopo l'arrivo dei Greci, venendo in urto o a contatto coi coloni rodio cretesi fondatori di Gela, sentirono il fascino di una superiore cultura pur non dimenticando talora le loro più autentiche tradizioni culturali.

Quali furono in realtà le relazioni fra genti greche e popolazioni indigene? Furono importanti e pacifici interscambi culturali e commerciali o risentirono dell'urto di opposti interessi?

Una risposta che risulti adeguata alle diverse situazioni createsi subito dopo l'arrivo dei coloni greci, è impossibile darla. E' innegabile però che la gente indigena e i coloni greci avevano diversi livelli culturali con un deciso vantaggio dei nuovi arrivati, che erano senza dubbio interpreti di una religione più matura e in possesso di una sensibilità artistica più aperta e non legata al rigido schematismo degli indigeni e che già nella madrepatria avevano sperimentato forme di aggregazione politica con conseguenze positive sul piano dell'esperienza amministrativa e dei rapporti socio-economici fra le classi. Era pertanto inevitabile che di fronte alla "non omogeneità di livelli", le piccole comunità indigene dell'interno, partendo da una posizione "subalterna" tentassero diverse forme di assimilazione delle strutture culturali greche. Ellenizzazione è dunque non tanto volontà dei coloni greci di assicurarsi direttamente o indirettamente il controllo di una vasta area abitata da comunità indigene, imponendo la forza penetrativa della propria cultura, quanto, il più delle volte, il tentativo della gente indigena di adattarsi a moduli di civiltà sicuramente più elevati e capacità di affermare una propria autonomia politica, religiosa e culturale.

Il sito archeologico

Molti studiosi, e fra essi, padre Placido Palmeri, il cav. Giuseppe D'Amico, il prof. Paolo Orsi (che visitò la zona nel 1904 e la segnalò nel 1905), il prof. Salvatore Falzone, l'avv Michele Caia, l'avv. Giuseppe Amico Medico, il prof. Cataldo Urso e molti altri studiosi, interessandosi degli scavi  di Vassallaggi, sono venuti alla conclusione che, qui, nei tempi che furono, esisteva una città di una certa importanza storica e tutti si sono appassionati nella ricerca del suo nome che tuttavia ancora non si conosce.

I primi scavi risalgono ai secoli XVIII-XIX. Il concittadino, Sig. Onofrio Salomone ordinò degli scavi e l'avvocato Giuseppe Amico Medico ci fa sapere che trasse dalle tombe ben 85 vasi di varie forme, specie e fattura, i quali furono distrutti nei disordini politici del 1820. Il 23 ottobre 1898 il sindaco, convinto dell'importanza delle antichità della zona, scriveva alla direzione archeologica onde ottenere un sussidio e un'ispezione governativa perché venissero iniziati gli scavi. Nel 1956 una campagna di scavi venne iniziata dal prof. Dinu Adamesteanu e proseguiti dopo qualche anno dal prof. Piero Orlandini (1961), il quale nella sua relazione pubblicata in calce alla ristampa della storia di San Cataldo dell'avv. Giuseppe Amico Medico afferma che i brillanti risultanti conseguiti hanno indotto l'Assessorato al Turismo della Regione Siciliana e la Soprintendenza alle antichità di Agrigento ad intraprendere una nuova sistematica campagna di scavi.

I ritrovamenti venuti alla luce ci testimoniano dell'influsso agrigentino subito da Vassallaggi. Il sacello, l'altare, le decorazioni della ceramica rientrano nell'area culturale rodio-cretese di Gela e di Agrigento, ma a quest'ultima in particolare riportano i busti fittili e i piatti con orlo decorato a stampo, provenienti dalla stipe del sacello, e, soprattutto, il numero preponderante di monete agrigentine. Tutto questo fa ritenere il centro di Vassallaggi un tipico avamposto agrigentino formatosi, già nella prima metà del VI° Sec. a. C., sotto la spinta espansionistica della politica attuata da Akragas, al tempo di Falaride e consolidatosi successivamente.

Si ha quasi la certezza che i primi abitatori di questa terra siano stati i Sicani; infatti i rinvenimenti archeologici di Vassallaggi, che si articolano in un'estensione di terreno comprendente ben cinque colline, ci mostrano tracce di civiltà risalenti alla prima metà del bronzo (II millennio a. C.). D'altra parte, a dimostrazione di ciò, abbiamo dappertutto sulle pareti rocciose delle colline, le cosiddette "tombe a forno" tipiche di questa civiltà. Nella tarda età del bronzo, le colline di vassallaggi vennero abbandonate; è questo il tempo in cui, forse a causa dell'arrivo dalla penisola dei Siculi indoeuropei in tutta la Sicilia, i piccoli villaggi sparsi e indifesi vennero sostituiti da grandi acropoli rocciose. La fortunata scoperta di un modellino di capanna in terracotta, può darci un'idea del tipo di abitazione di questo periodo. Nel frattempo iniziava la colonizzazione greca della Sicilia e i coloni rodio-cretesi di Gela ampliavano il loro dominio risalendo verso nord la valle del Salso. E' probabile che in un primo tempo, più che di una città vera e propria si trattasse di un piccolo centro fortificato (quello che i Greci chiamavano "frourion"), trasformatosi, nel periodo di massimo splendore (VI° e V° sec. a. C.), in "polis" (da centro fortificato in città). Raggiunse il suo massimo splendore tra la seconda metà del VI° e V° secolo a. C. nonostante la distruzione della metà del V° sec. a. C.

Identificato con la "Motyon", che riconquistata da Agrigento e Siracusa nel 450 a.C., segnò la fine del sogno di libertà di Ducezio (cfr .Diad. XI, 91), la città subì una seconda distruzione alla fine del V° sec. a. C., probabilmente ad opera dei cartaginesi invasori. Ricostruita ad opera di Timoleonte nella seconda metà del IV° sec. a.C., fu definitivamente distrutta da Agatocle nel 310 a.C. come Sabucina, Capodarso, Gebel Gabib e gli altri centri che restarono fedeli alla linea politica di Timoleonte.

I quartieri di abitazione, digradanti sui pendii e articolati su gruppi di edifici divisi da strade disposte a regolari intervalli, si espandono oltre i limiti delle colline occupando in vari punti i terreni sottostanti, al di fuori, dunque, di quella che presumibilmente poteva essere la cinta difensiva della città arcaica. A questo periodo può farsi risalire la ricostruzione del piccolo tempio in antis che, con il suo altare è al centro del santuario recentemente scoperto, tempio che doveva essere decorato da antefisse raffiguranti gorgoni e sileni, come dimostrano i numerosi frammenti rinvenuti. Del santuario arcaico restano solo pochi muri e numerosi ex-voto fra cui armi di ferro, monete e terrecotte di produzione indigena raffiguranti animali (buoi, arieti, cani).

In età romana, villaggi e fattorie si spostarono nelle zone circostanti, in luoghi pianeggianti e ricchi di acqua, lungo le vie di comunicazione, non più, quindi, sulle creste rocciose di Vassallaggi, ma nelle località vicine quali Cusatino, Gaddira, Pozzillo, ecc.

Solo nel V° sec. d. C., una piccola comunità cristiana abitò nuovamente le colline di Vassallaggi, come testimoniano le tombe cristiane ricavate nelle grotticelle preistoriche. Finora non si ha nessuna prova concreta e sicura del nome dell'antico centro siculo-greco di Vassallaggi, soprattutto per la mancanza di iscrizioni o di una monetazione locale. Ritornando al periodo di maggior splendore, cerchiamo di capire come i Greci siano giunti all'interno dell'isola. Arrivati in Sicilia via mare fondarono colonie dapprima nella parte orientale dell'isola: Lentini, Naxos, Siracusa, Gela; successivamente nella parte occidentale: Agrigento, Selinunte, Segesta, Eraclea. Dalle colonie costiere la penetrazione verso l'interno avvenne per lo più in corrispondenza delle vie fluviali; bisogna considerare infatti che a quell'epoca molti dei fiumi siciliani erano, almeno in parte, navigabili, pertanto le vie che portarono i Greci a Vassallaggi furono da Licata il Salso e da Eraclea il Platani-Salito.Dalla prima via d'acqua giunsero in zona Terra Vecchia di Cuti (Caltavuturo), dove la flora era più ricca e rigogliosa e il clima molto più umido. Del resto già a quel tempo le popolazioni indigene avevano fondato centri urbani sulle alture della zona onde controllare meglio il territorio e difendersi più agevolmente. Insediamenti di questo genere erano Sabucina (CL), Cozzo Scavo (Santa Caterina), Castellazzo e Balate-Valle Oscura (Marianopoli), infine Vassallaggi e insediamenti minori come Gaddira. Il nucleo di Vassallaggi si trova ad un'altitudine di 704 m.s.l.m. e domina un vasto territorio che spazia dal Salso alla Valle del Salito mentre le località dianzi nominate rimangono anch'esse ben visibili dal nostro sito. La zona archeologica di Vassallaggi si estende su 5 colline che conservano a tutt'oggi diverse emergenze, nella prima collina che si estende a Sud-Est è presente una estesa necropoli formata per lo più da tombe a fossa. Nella zona sono state però rinvenute tombe alla cappuccina, nelle quali la salma veniva deposta sotto alcune tegole disposte ad angolo acuto e quindi ricoperte di terra. Nella seconda collina sono state condotte diverse campagne di scavo negli anni 50 e 60. Parte della zona indagata è attualmente visibile e visitabile; si tratta essenzialmente dell'area sacra. Il centro urbano, anch'esso in parte esplorato, si trova a ridosso di quest'area, esposto a mezzogiorno ed oggi non più visibile perché interrato durante le campagne di scavo allo scopo diproteggerlo. In questa zona rimangono comunque visibili alcune grotte e cisterne. Nell'area sacra era il tempio di Demetra e Kore il cui altare per i sacrifici rimane ancora perfettamente conservato. Altro tempio rupestre si trova a breve distanza fuori dall'area in corrispondenza della 4ª collina, esso si trovava all'interno di una grande grotta ed era probabilmente dedicato alle stesse divinità. Ancora sulla stessa collina si ritrovano altre grotte, cisterne e le basi di alcune capanne Sicule o Sicane. A ridosso dell'area sacra, in corrispondenza della strada vicinale di accesso all'area stessa, vi sono i resti di una porta di accesso presumibilmente fortificata; il cardine della stessa, scavato nella roccia, dà l'idea dell'imponenza di questa porta. Anche questo tratto doveva essere protetto da mura e lo dimostrano gli intagli praticati sulla roccia per accogliere i blocchi di calcare squadrati Dai saggi effettuati dalla Sovrintendenza, adiacente a questa zona, si può supporre che vi fosse l'agorà che era la zona ove si svolgeva la vita sociale: mercato, teatro, riunioni politiche. Per quanto riguarda l'abitato vero e proprio era diviso da strade parallele e perpendicolari in isolati di metri 180X30 (Una stecca); ogni due isolati una strada di 90 cm serviva per le fognature e per il deflusso delle acque. Sulla terza collina sorgeva la Cittadella ovvero l'avamposto militare per eccellenza. Questa consisteva in un poderoso muro di cinta con blocchi di calcare di grosse dimensioni la cui base raggiungeva in taluni punti lo spessore di circa 3 m. Al di sopra delle prime file il muro veniva rialzato con mattoni di argilla cruda essiccata al sole; qualcosa di analogo si riscontra pure nell'area archeologica di Capo Soprano a Gela. La porta d'ingresso alla fortificazione si trova a nord della collina ed è in parte nascosta da una torre semi-circolare, tale motivo difensivo era abbastanza comune nell'architettura greca e trovava la sua ragione d'essere nella possibilità di lanciare pietre, giavellotti o altro materiale sul fianco del nemico. Non a caso, infatti, queste torri venivano costruite in maniera da colpire il nemico sul fianco destro, quello non protetto dallo scudo. Sulla sommità della collina si riscontrano tracce di quelle che dovevano essere delle casematte militari e inoltre delle cisterne scavate nella roccia, che garantivano un'approvvigionamento idrico adeguato per resistere ad eventuali assedi. Nella parte Sud-occidentale della collina sono visibili, qua e là, altre porzioni di mura sotto alcune costruzioni moderne. Ci auguriamo che i numerosi reperti (Lucerne, lacrimatoi, nappi, sarcofagi, strigili, vasi di ogni specie, coltelli, lance, ceramica dipinta a flambelli, armi, monete, ecc.) che sono venuti alla luce dagli scavi, e già dislocati in altri musei, tornino nella nostra città dove, possa sorgere al più presto un "antiquarium".

 

Torna Stampa i dati
famigliaPER IL CITTADINO
PER IL TURISTAPER IL TURISTA
scuolaDOCUMENTI
sportSport e Tempo libero
GiovaniGiovani
artistiARTISTI LOCALI
TTRADIZIONI
COOKIE POLICY
Copyright 2008 - Comune di San Cataldo
Tutti i diritti sono riservati - E' vietata la riproduzione anche parziale
Ris. Min. Cons. 1024x768 - Powered by TechMA with OpenVentiquattro Government Solutions
Visitatore n°